L'Italia è fuori dall'Europa che conta. Con soltanto l'Udinese rimasta in corsa in Coppa Uefa, i motivi per disperarsi sono parecchi. E le ultime due serate di Champions ne sono state la testimonianza. Il fatto che Juventus, Roma e Inter siano uscite dopo aver fatto prestazioni comunque buone dovrebbe suonare come ulteriore campanello d'allarme. Anche se le nostre se la giocano sino in fondo e sbagliano il meno possibile non riescono ad andare avanti in Europa. E, allora, è forse il caso di cambiare qualcosa. Intanto, proviamo a vedere perché è andata così anche quest"anno.
1. MANCANZA DI FORTUNA: non si può di certo dire che essere sorteggiati contro Arsenal, Chelsea e Manchester United sia il massimo della vita. Specie se, nel caso di Roma e Juventus, si è giunti primi nel proprio girone.
2. LE NOSTRE PECCHE: la Fiorentina è parsa più che impreparata alla ribalta della Champions League, mentre la Roma è stata minata da una serie impressionante di infortuni e paga in parte l'atteggiamento troppo timoroso dell'andata e la confusione nel caso Panucci. Diverso il discorso per la Juventus, che ha lottato ad armi pari con il Chelsea ma che alla fine non ce l'ha fatta (non tutte le mosse di Ranieri sono state però perfette), e l'Inter. Qualche colpa Mourinho ce l'ha e lo Special One paga la gara non giocata a San Siro e lo schieramento iniziale di Manchester (perché tirare fuori dall'armadio Vieira?).
3. I LORO MERITI: quando si incrociano tecnici del calibro di Arsene Wenger, Guus Hiddink e Alex Ferguson il rischio di uscire è sempre grande. Forse se Scolari fosse rimasto al Chelsea almeno un'italiana ai quarti ci sarebbe
4. GLI INFORTUNI: alla Roma mancavano Cicinho, Cassetti, Mexes, mentre Totti, Vucinic, Pizarro, Aquilani e Juan hanno giocato stringendo i denti. La Juventus aveva fuori Legrottaglie, Sissoko, Camoranesi, Marchionni, De Ceglie e ha perso Nedved dopo 12'. L'Inter era priva di Materazzi e Chivu, mentre Samuel è stato recuperato solo in extremis. Serve altro?
5. IL FLOP DEI NOSTRI GRANDI: che Totti non stesse bene lo si è visto benissimo tra andata e ritorno con l'Arsenal. Che Del Piero non abbia fatto sfracelli e Trezeguet abbia concluso poco è indubbio. Che Ibrahimovic non abbia mai segnato in un match a eliminazione diretta di Champions è un dato di fatto. Senza i lampi delle stelle è dura andare in fondo.
6. FACILI ILLUSIONI: qualcuno all'estero ha parlato di complesso d'inferiorità delle italiane nei confronti delle inglesi. In realtà, il problema sembra essere un altro. Le squadre nostrane si avvicinano all'Europa con un po' troppa faciloneria, con la convinzione di poter arrivare in fondo senza problemi. E chi si era detto soddisfatto di doversela giocare con il Manchester United non ha di certo migliorato la situazione.
7. L'ETA': vedere correre come dannati i ragazzini dell'Arsenal o due fenomeni ancora in età verde come Rooney e Cristiano Ronaldo potrebbe far riflettere. Solo il Chelsea ha una età media italiana. Ma, almeno, Motta, Santon e Balotelli hanno vissuto il loro battesimo di fuoco. E questo lascia ben sperare per il futuro.
8. IL FATTORE ATLETICO: si ha ormai l'impressione che dalle nostre parti si giochi un certo tipo di calcio (tattico ma lento) e dalle altre (specie in Premier League) se ne pratichi uno dai ritmi ben più elevati. Di chi sia la colpa non si sa. Di chi siano i meriti neppure. Ma il problema rimane.
9. GLI INVESTIMENTI: il triplice confronto con le inglesi rischia di essere solo la punta dell'iceberg di un problema ben più profondo. In Premier League gli investimenti (e gli indebitamenti) sono decisamente più elevati rispetto a quelli della nostra Serie A. Alla lunga il confronto diventa insostenibile. E forse lo è già.
10. IL DECLINO: l'impero italiano si è sgretolato pezzo dopo pezzo sotto i nostri occhi. Il paragone tra gli anni Novanta e gli ultimi dieci anni è impietoso. Dal 1990 al 1999 le squadre provenienti dalla Serie A hanno portato a casa 18 coppe europee (3 Coppe dei Campioni e 8 finaliste, 7 Uefa, 3 Coppe delle Coppe e 5 Supercoppe). Dal 2000 al 2009 sono arrivate la miseria di 2 Champions League (e 4 finaliste, con l'onore di Milan-Juventus) e 2 Supercoppe. La finale di Manchester 2003 può essere davvero considerata come l'ultima gioia del nostro calcio. Adesso la retrocessione nel ranking Uefa pare il minimo.
1. MANCANZA DI FORTUNA: non si può di certo dire che essere sorteggiati contro Arsenal, Chelsea e Manchester United sia il massimo della vita. Specie se, nel caso di Roma e Juventus, si è giunti primi nel proprio girone.
2. LE NOSTRE PECCHE: la Fiorentina è parsa più che impreparata alla ribalta della Champions League, mentre la Roma è stata minata da una serie impressionante di infortuni e paga in parte l'atteggiamento troppo timoroso dell'andata e la confusione nel caso Panucci. Diverso il discorso per la Juventus, che ha lottato ad armi pari con il Chelsea ma che alla fine non ce l'ha fatta (non tutte le mosse di Ranieri sono state però perfette), e l'Inter. Qualche colpa Mourinho ce l'ha e lo Special One paga la gara non giocata a San Siro e lo schieramento iniziale di Manchester (perché tirare fuori dall'armadio Vieira?).
3. I LORO MERITI: quando si incrociano tecnici del calibro di Arsene Wenger, Guus Hiddink e Alex Ferguson il rischio di uscire è sempre grande. Forse se Scolari fosse rimasto al Chelsea almeno un'italiana ai quarti ci sarebbe
4. GLI INFORTUNI: alla Roma mancavano Cicinho, Cassetti, Mexes, mentre Totti, Vucinic, Pizarro, Aquilani e Juan hanno giocato stringendo i denti. La Juventus aveva fuori Legrottaglie, Sissoko, Camoranesi, Marchionni, De Ceglie e ha perso Nedved dopo 12'. L'Inter era priva di Materazzi e Chivu, mentre Samuel è stato recuperato solo in extremis. Serve altro?
5. IL FLOP DEI NOSTRI GRANDI: che Totti non stesse bene lo si è visto benissimo tra andata e ritorno con l'Arsenal. Che Del Piero non abbia fatto sfracelli e Trezeguet abbia concluso poco è indubbio. Che Ibrahimovic non abbia mai segnato in un match a eliminazione diretta di Champions è un dato di fatto. Senza i lampi delle stelle è dura andare in fondo.
6. FACILI ILLUSIONI: qualcuno all'estero ha parlato di complesso d'inferiorità delle italiane nei confronti delle inglesi. In realtà, il problema sembra essere un altro. Le squadre nostrane si avvicinano all'Europa con un po' troppa faciloneria, con la convinzione di poter arrivare in fondo senza problemi. E chi si era detto soddisfatto di doversela giocare con il Manchester United non ha di certo migliorato la situazione.
7. L'ETA': vedere correre come dannati i ragazzini dell'Arsenal o due fenomeni ancora in età verde come Rooney e Cristiano Ronaldo potrebbe far riflettere. Solo il Chelsea ha una età media italiana. Ma, almeno, Motta, Santon e Balotelli hanno vissuto il loro battesimo di fuoco. E questo lascia ben sperare per il futuro.
8. IL FATTORE ATLETICO: si ha ormai l'impressione che dalle nostre parti si giochi un certo tipo di calcio (tattico ma lento) e dalle altre (specie in Premier League) se ne pratichi uno dai ritmi ben più elevati. Di chi sia la colpa non si sa. Di chi siano i meriti neppure. Ma il problema rimane.
9. GLI INVESTIMENTI: il triplice confronto con le inglesi rischia di essere solo la punta dell'iceberg di un problema ben più profondo. In Premier League gli investimenti (e gli indebitamenti) sono decisamente più elevati rispetto a quelli della nostra Serie A. Alla lunga il confronto diventa insostenibile. E forse lo è già.
10. IL DECLINO: l'impero italiano si è sgretolato pezzo dopo pezzo sotto i nostri occhi. Il paragone tra gli anni Novanta e gli ultimi dieci anni è impietoso. Dal 1990 al 1999 le squadre provenienti dalla Serie A hanno portato a casa 18 coppe europee (3 Coppe dei Campioni e 8 finaliste, 7 Uefa, 3 Coppe delle Coppe e 5 Supercoppe). Dal 2000 al 2009 sono arrivate la miseria di 2 Champions League (e 4 finaliste, con l'onore di Milan-Juventus) e 2 Supercoppe. La finale di Manchester 2003 può essere davvero considerata come l'ultima gioia del nostro calcio. Adesso la retrocessione nel ranking Uefa pare il minimo.
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